Un maestro di Judo in aula e la Leadership mette il Kimono

Entriamo in aula…
una formatrice e un maestro di judo…
pronti ad accompagnare persone che lavorano in una grande azienda pubblica a credere in se stesse.

Il percorso intensivo è sull’apprendimento del proprio stile di leadership naturale per ingaggiare efficacemente il proprio team e gestire costruttivamente potenziali conflitti e  incomprensioni. L’obiettivo è ambizioso e appunto per questo siamo in due, ma in effetti non siamo in due, in quanto la sintonia e la sincronia dei nostri interventi ci guidano  nel mostrare come le arti marziali possano attivare rapidamente ed efficacemente una profonda consapevolezza delle dinamiche mentali ed emotive che agiscono nella relazione conflittuale.

Judo significa la “Via della Cedevolezza” perché insegna che il modo migliore per contrastare una forza non è quello di opporvisi, ma quello di cedere per utilizzarla a proprio  vantaggio. Il proprio vantaggio è un concetto che va declinato ricordando 8 principi elaborati dal fondatore, il Maestro Jigoro Kano, nel 1882:

1. Educazione 2. Coraggio 3. Sincerità 4. Onore 5. Modestia 6. Rispetto 7. Controllo di sé 8. Amicizia.

Ecco qua gli ingredienti della leadership naturale e cominciamo subito a proporre alcuni esercizi per trovare la flessibilità del corpo e quindi, in un’ottica sistemica, della mente. Poi il maestro di judo propone a coppie un esercizio di stallo (uno contro l’altro spingendo con le mani a contatto) e insegna l’arte della cedevolezza: “smetto di spingere, cedo, e così facendo esco dallo stallo e lascio che l’altro perdendo il contatto perda l’equilibrio”… solo così potremo trovare insieme un nuovo equilibrio, o per usare i termini della formazione, scopriremo insieme la Soluzione a ciò che ci oppone, fluendo come l’acqua, senza resistenza ma insieme in onda, come un salvagente che galleggia insieme ale onde del mare.

Ed ecco la magia, in pausa due dirigenti provano davanti alla famosa macchinetta del caffè l’esercizio e nei loro sguardi c’è intensità, coraggio e voglia di cambiare, veramente questa volta!

Fabiana Boccola

5 commenti
  1. Lorenza Rizzoli
    Lorenza Rizzoli dice:

    Molto interessante l’approccio che vede nello stallo un momento di opportunità, in cui “cedere” consente di uscire dall’impasse…peraltro con il vantaggio, in alcuni contesti più competitivi, di “sfruttare” per riuscirci la forza altrui. Un nuovo punto di vista da applicare anche nelle relazioni interpersonali, oltre che in ambito professionale.

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    • Fabiana Boccola
      Fabiana Boccola dice:

      Verissimo Lorenza e grazie di dare evidenza a questo aspetto legato alla Via della Cedevolezza. Più mi confronto con il mio collega formatore e maestro di Judo e più mi sorprendo della “semplicità” con cui concetti a volte molto difficili da digerire a livello mentale (conflitto, stallo, gestione dell’aggressività) vengano immediatamente compresi dal corpo tramite l’azione fisica innescando a cascata strategie positive e collaborative, che la mente può allora sì elaborare in modo efficace e funzionale.

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  2. Sandra
    Sandra dice:

    Da “studente” credo che l’interdisciplinarietà sia la cosa più efficace in aula, perché rende l’apprendimento più fluido e soprattutto più divertente. Oltretutto non avevo mai considerato il judo da questo punto di vista… Davvero molto interessante!

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    • Fabiana Boccola
      Fabiana Boccola dice:

      Grazie Sandra del riferimento all’interdisciplinarietà. Ne approfitto per ricordare che da anni nella formazione studio e sperimento metodologie orientate al “fare esperienza” con il corpo di quello che la mente sa a livello cognitivo, per favorire il cambiamento di abitudini mentali, emotive e fisiche. Apprendimento significa Cambiamento, e l’uno non esiste senza l’altro. In questo momento le Costellazioni Familiari e Organizzative rappresentano proprio strumenti di cambiamento ed evoluzione molto potenti.

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  3. Carmine Marmo
    Carmine Marmo dice:

    Mi hai riportato a parecchi anni fa, quando ho sperimentato l’aikido… Ricordo la scoperta della naturalezza di gesti e il senso di appagamento quando fluivano leggeri e “giusti” e la scoperta della goffaggine nel cercare di realizzarli… Una magnifica esperienza!

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